Chiesa della Santissima Trinità in Annunziata, Foligno, esterno. |
Dal 2011, nella navata centrale della Chiesa della Santissima Trinità in
Annunziata a Foligno, trova la sua collocazione definitiva “Calamita Cosmica” di Gino De Dominicis
(1947-1998), acquistata dalla Fondazione della Cassa di Risparmio di Foligno,
per la sua collezione permanente d’arte contemporanea.
La Chiesa della Santissima Trinità in Annunziata è un
progetto incompiuto di Carlo Murena
(1713-1764), allievo di Luigi Vanvitelli
e maestro di Giuseppe Piermarini.
Chiesa della Santissima Trinità in Annunziata, Foligno, interno |
Realizzata da maestranze locali tra il 1760, consegna
del progetto, e il 1772, anno in cui la chiesa risulta compiuta nella struttura
e nelle coperture. Dopo le soppressioni degli ordini monastici, legate all’unità
d’Italia, la chiesa e il monastero annesso vengono destinata a usi profani.
In
seguito ad un’ importante opera di restauro, dopo anni di abbandono, oggi fa parte della struttura
museale CIAC Centro Italiano Arte
Contemporanea di Foligno, di cui è il secondo polo.
Calamita Cosmica, Gino De Dominicis, dimensione ambiente. (1988-1990 ca.) |
Prima della sua definitiva collocazione a Foligno, “Calamita
Cosmica” è stata esposta per la prima volta nel 1990 al Centro Nazionale d’arte
Contemporanea, Magazin di Grenoble in occasione di una antologica dell’artista.
Ricomparirà sei anni dopo nel cortile della Reggia di Capodimonte a Napoli, poi
a Parigi alla Reggia di Versailles, a Milano in Piazza Duomo e, per una delle
prime mostre inaugurali al Maxxi di Roma.
"Calamita cosmica" è un grande scheletro dalle
fattezze umane lungo ventiquattro metri, largo nove e alto quasi quattro. Perfettamente
corretto da un punto di vista anatomico tranne che per il lungo naso simile al
becco di un uccello. E’ realizzato in vetroresina, ferro e polistirolo. Il
progetto definitivo prevedeva un’intera copertura in oro zecchino. L’idea però non
venne mai portata a compimento. Dorata è un’ asta, che come un' antenna
convoglierebbe le energie sul dito indice della mano del gigante.
Sono forse questi i resti mortali di un’essere vissuto
prima della storia e delle divinità olimpiche? Un gigante pre-uranico?
Al suo cospetto ci sentiamo piccoli, come di fronte
alla grandezza dell’universo, al mistero della creazione, l’infinita
complessità di tutto ciò che non conosciamo. Senso del sacro e sberleffo della
morte uniti in un unica scultura, inserita perfettamente nello spazio luminoso
di questa splendida architettura neoclassica.
Un’opera monumentale, che dopo aver vagato per
l’Europa, come un fenomeno da baraccone, ha qui trovato la sua giusta
collocazione. Il perfetto inserimento di un’opere contemporanea, in un contesto storico monumentale.
A.R.C
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