martedì 15 settembre 2015

Conversazione con Andrea d’Ascanio/ Artista

Chiedo ad Andrea d’Ascanio di conversare del suo lavoro recente.
Siamo partiti dal nuovo studio Phango, diviso con Kiki Skipi, nel centro storico di Sassari. Mi ha raccontato dei nuovi progetti costruiti sulle dinamiche relazionali fra cittadino e spazio urbano, dei progetti di laboratorio cittadino innestati sul territorio e le collaborazioni con altri artisti in progetti collettivi: Breghedebrè a Sassari e Clorofilla a Belluno, al CSOA Pangea a Porto Torres. Le collaborazioni con Andrea Casciu, Elisa Desortes, Ericailcane e Bastardilla.


ARC Vorrei iniziare a parlare del presente. Hai uno spazio, Phango, con Kiki Skipi, partiamo da qui. Cos'è Phango?
Ad’A Phango è nato dal bisogno di avere uno spazio/laboratorio intimo, dove poter lavorare e studiare in maniera indipendente. Alcuni materiali ed alcune strumentazioni le avevamo già, aspettavano solo di essere utilizzate, altre sono il frutto di sacrifici e di passione che stiamo cercando di coltivare giorno dopo giorno. Tutti i creativi hanno bisogno del proprio spazio personale, possiamo chiamarlo in qualunque modo, uno spazio che pian piano si riempie delle esperienze, una casa.
Andrea d'Ascanio in progress
ARC Come è nato, quando? Si differenzia in qualcosa da un conforme studio d’artista?
Ad’A Phango è nato a Marzo/Aprile. Non so cosa differenzi Phango da altri studi, non so nemmeno se sia poi così diverso da altri studi, ma il fatto di trovarci lì dentro e sentirci liberi di poterci esprimere è una cosa fantastica.
Lo spazio non è in condivisione, per il momento non è un locale commerciale, non facciamo laboratori aperti al pubblico. Abbiamo recentemente collaborato con l'Associazione Culturale ACME, della quale sono socio fondatore, per l'Evento Breghedebrè a Sassari in occasione della Faradda. Praticamente è stata la prima occasione in cui abbiamo potuto aprire le porte del nostro studio. E' stata un'esperienza bellissima, abbiamo “apparecchiato” la via e stampato in diretta serigrafia e incisioni d'arte.

ARC Con Acme avete lavorato in città a dei progetti molto interessanti in vari quartieri, ma Vicolo Cetti è in pieno centro storico, collega Piazza Tola al Corso. Per tradizione è legato all'arte. Come è stato recepito dalle persone?
Ad’A Nei due giorni di stampe dal vivo, la via si è riempita di amici, di sconosciuti, di passanti e di bambini contenti che si facevano stampare la maglietta, abbiamo stampato anche body per neonati. La risposta è stata molto positiva.

Ericailcane, Breghedebrè, Sassari, 2015
ARC Raccontami dell'Evento Breghedebrè per la Faradda.
Ad’A Abbiamo avuto l'onore di conoscere dei veri amici con i quali abbiamo stretto un forte legame, alcuni maestri che lavorano nell'oscuro, che ci hanno ospitati più di una volta nei loro studi, forse ci hanno dato un input, per lo meno questo è ciò che penso io. Sono persone che rischiano tutto per la propria passione e cercano di difenderla e portarla avanti, di proteggerla e di far valere le proprie idee. Breghedebrè è nato da una collaborazione tra l'Associazione Culturale ACME e Phango, con il Patrocinio dell'Assessorato alla Cultura.
Siamo stati contattati fondamentalmente per la realizzazione di un murales celebrativo dei candelieri sulla facciata dell'ex Hotel Turritania.

ARC Mi sembra che a livello creativo abbia dato i suoi frutti, anche in termini di coinvolgimento delle persone comuni, in positivo e negativo.

Ad’A Sì. Abbiamo pensato, infatti, in quei giorni, di aprire le porte di Phango per stampare artigianalmente in diretta, sia su carta sia su magliette, borse e quant'altro. Tra gli artisti c'eravamo io, Kiki, Andrea Casciu, Elisa Desortes, Ericailcane e Bastardilla.
Appena partiti abbiamo avuto una grossa mano da parte di molti amici, ci tengo tantissimo a raccontarlo perché voglio ringraziarli. Abbiamo chiesto ad alcuni amici di scrivere un testo su Phango in occasione dell'ultimo evento. Ci piaceva, al posto di scrivere noi di noi, che scrivesse di noi chi sa veramente scrivere, chi ci conosce e chi in qualche modo crede come noi nell'amore dell'arte. Se vuoi posso girarti i testi ...


Phango - Luca Cheri















Phango - Giancarlo Sechi







 



Phango - Riccardo Futta 












ARC A proposito di collaborazioni, ho visto il lavoro tuo e di Andrea Casciu a Palazzo Lucarini, a Trevi. E' nato durante una vostra residenza in Umbria o sbaglio?
Ad’A In quell'occasione io e Andrea siamo stati invitati a partecipare ad una mostra per Palazzo Lucarini. La mostra si intitolava “Fabbrica Lucarini. Il Palazzo si racconta, storie, memorie, identità” 2014, a cura di Maurizio Coccia e Mara Predicatori. Per l'occasione abbiamo dipinto sui pannelli perimetrali del museo.

ARC Com' è nata l'idea di dipingere sui pannelli della recinzione che protegge il ponteggio del cantiere? Perché non lavorare all'interno, quale è stata la motivazione?
Ad’A In quel periodo il museo era un cantiere, sia all'interno che all'esterno. L'idea era quella di portare l'arte al di fuori del museo, un murale che ripercorresse la storia del palazzo dall'origine ad oggi. Abbiamo progettato con Andrea un percorso e lo abbiamo reinterpretata a modo nostro. Abbiamo frugato la storia all'interno della città, informandoci tra le persone.

Andrea Casciu e Andrea d'Ascanio “Go Through, Get Through”, 2014, Trevi (PG)

ARC Mi ha colpito quanto in realtà si integri perfettamente con lo spazio del centro storico, con i palazzi vicini e il Duomo. Qual è la storia di Palazzo Lucarini?
Ad’A Il titolo che abbiamo dato all'opera con Andrea è “Go Through, Get Through”. La storia del Palazzo può riassumersi in 5 fasi: La fabbrica edilizia, la fabbrica educativa, la fabbrica sociale, la fabbrica culturale, la fabbrica di Lucia, da qui abbiamo dato interpretazioni personali e studiato e approfondito.

Andrea Casciu e Andrea d'Ascanio “Go Through, Get Through”, 2014,Trevi (PG)

ARC Le prime quattro posso intuire, l'ultima "la fabbrica di Lucia" cos'è?
Ad’A Lucia, che è scomparsa l'anno precedente alla mostra, è stata una persona molto importante della storia di Palazzo Lucarini. Lucia Genga era la presidente dell’Associazione Palazzo Lucarini Contemporary.

ARC Un omaggio molto commovente.
Ad’A Sì, molto fragile e difficile da interpretare.

ARC Certi argomenti possono svilupparsi solo sul terreno simbolico. A questo proposito, nel tuo linguaggio artistico i soggetti sono sempre animali...
Ad’A Sì.

Andrea Casciu e Andrea d'Ascanio “Go Through, Get Through”, 2014,Trevi (PG)
ARC Vidi, forse per la prima volta, un tuo lavoro realizzato per “Public” nel 2009, a cura di Giannella Demuro, al Museo Sanna, erano degli strani pesci… sbaglio, erano tuoi?
Ad’A Sì, erano i miei, un lavoro molto vecchio, sono cambiate molte cose.


ARC Sì, certo. Gli animali,  però, sono rimasti  una costante…
Ad’A Mi piace giocare sui comportamenti animali, e su quelli umani, mi incuriosisce l'evoluzione della specie, mi piace cercare quei comportamenti che l'uomo e gli animali hanno in comune, mi interessa dare voce e sottolineare situazioni che non mi piacciono, in chiave ironico/sarcastica.

ARC E' un argomento che riguarda il nostro tempo, ha a che fare il nostro ruolo di sapiens e il modo in cui ci comportiamo con gli altri animali?
Ad’A Soprattutto. Perché è proprio quello che alimenta la mia ricerca nell’ ”umanizzare” gli animali. Mi piace pensare che la natura sappia rispondere e dominare l'uomo: dall'insetto che si evolve e si arma, alla balena che cerca di volare per scappare dall'uomo. E’ un discorso un po’ troppo vasto per il mio lavoro, perché cambio intento da un progetto all'altro. Il mondo animale può avere un infinità di interpretazioni, ci sono tantissimi artisti che utilizzano il linguaggio della natura, degli animali, ma soprattutto dell'aspetto socio-politico che ci circonda.

Andrea d'Ascanio, per CLOROFILLA, Belluno, 2015

ARC Oltre all’impegno per Breghedebrè, hai realizzato dei nuovi lavori di recente?
Ad’A Ti mando le foto di Alice Bettolo. Una megattera di 40 metri. E’ un lavoro realizzato per CLOROFILLA, nato da un’idea di Ericailcane in collaborazione con la Casa dei Beni Comuni, un laboratorio cittadino aperto che lavora sul territorio per i beni comuni e per costruire spazi sociali di condivisione. Dal 27 giugno al 5 luglio 2015 alcuni muri della Casa dei Beni Comuni (ex Caserme Piave), della città di Belluno e della sua Provincia, sono stati dipinti per raccontare delle storie, secondo un'idea di arte pubblica fatta dalla gente, per la gente. Ci tenevo a sottolineare questo lavoro recente. Queste persone sono favolose e lavorano costantemente per difendere le proprie idee e portarle avanti.

Andrea d'Ascanio, per CLOROFILLA, Belluno, 2015
Durante la settimana di CLOROFILLA , gli artisti hanno dato nuova vita a superfici e luoghi dimenticati, che ormai non ci stupiscono più, con i loro colori in murales, workshop ed eventi, laboratori di stampa aperti a tutti i cittadini nel cuore della città di Belluno. Nel Nord est d'Italia, più o meno distanti dai confini geografici dello stato, Belluno è un'isola nello splendido deserto delle montagne. Le Dolomiti, patrimonio dell'umanità fanno da cornice a questa iniziativa che coinvolge gli artisti e i cittadini. L'arte contemporanea esce dai musei e penetra nelle strade, entra in contatto con il territorio e stimola lo spettatore, perché si addentra nel "suo" ambiente.

ARC Questo scambio di ospitalità e condivisione moltiplica il senso delle cose.
Ad’A Sì, sono d'accordo. Un altro lavoro recente è questo realizzato a Porto Torres. Il VIDEO  realizzato da Bastardilla di un murale che ho dipinto al CSOA Pangea, di Porto Torres.

Andrea d'Ascanio, "Sordomuto e onesto", 2015, CSOA Pangea,  Porto Torres

ARC Hai dei progetti nell'immediato? A cosa stai lavorando?
Ad’A Nell'immediato parteciperò alla mostra “Un dessin est beau si la ligne est vivante”, alla Winterlong Galerie, a Le Pilori, Niort, in Francia dal 23 settembre al 17 ottobre. 
In progetto c'è molto da fare, con Phango parteciperemo con uno stand a Girovagando, che si terrà questa settimana a Sassari. Ma abbiamo anche altre cose che bollono in pentola. Poi, la prossima settimana ci sarà un'altra occasione di vedere stampe e artisti all'opera su un muro, l'evento si chiama PHANGO SUL MURO, dalle 10 di giovedì 24 Settembre Live Painting con me, Andrea Casciu, Kiki Skipi, La Fille Bertha, UFOE. E, dalle 18 DJ SET con DJ Gamberone e J.D. Tiki, Apollo Beat.

 ARC

sito dell'artista:
Andrea d'Ascanio

siti che potrebbero interessare:
Andrea Casciu
Ericailcane
Bastardilla
Kiki Skipi

link correlati:
http://www.winterlong-gallerie.com/
http://casadeibenicomuni.wix.com/clorofilla

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venerdì 11 settembre 2015

Membrane? Arte pubblica, street art: lo scheletro della città e la pelle dei palazzi


Blu - Caserma dell'aereonautica occupata - Ostiense
Nell’obiettivo di superare la concezione meramente decorativa o monumentale dell’arte, ancora molto diffusa anche all’interno di alcune istituzioni culturali, gli operatori del settore ricercano soluzioni adeguate alle istanze di una società sempre più osmotica e complessa. L’area di ricerca riguarda lo spazio pubblico, le relazioni tra diversi ambiti della società proponendo possibili sinergie tra comunità di cittadini e istituzioni culturali al fine di innescare processi di conoscenza e relazioni in contesti di rigenerazione urbana, sviluppo del territorio e trasformazione sociale. Un terreno su cui si costruiscono queste dinamiche è sempre più spesso la pelle degli edifici, quei muri che ospitano dipinti, poster, installazioni e si pongono come membrane tra il dentro e il fuori, tra l’edificio e la strada, la comunità e le istituzioni culturali oppure sono piazze, asfalto.


Lex&sten - porta Rising love,
Via delle Conce, Roma
La scorso inverno, in un girellare tra i monumenti di Roma con alcuni amici sassaresi, ho scattato delle foto -bruttine- ai murale del quartiere Ostiense, ma come tutte le memorie visive raccolte nel girovagare –spesso scatti senza un fine ultimo- hanno dato inizio ad un diario visivo da cui è nato questo post. Purtroppo ho aspettato che tramontasse il sole per riprendere il monumentale Blu alla caserma dell’aereonautica occupata, Sten&Lex sulla porta del Rising Love (chiuso lo scorso 28 marzo), Herbert Baglione, sul lato opposto di via delle conce. Ora vengo a sapere -in realtà avevo letto la notizia, ma l’avevo accantonata -che lo scorso aprile il comune di Roma ha pubblicato “Roma Street art”, una mappa della pittura murale con lo slogan “Cambia prospettiva. La strada è il tuo museo”. Un elenco dei quartieri nei quali si trovano i dipinti murali, con tanto di elenco di vie per ogni quartiere. Già realizzato in parecchie capitali europee.

Ericailcane - ex Hotel Turritania, Sassari

A Sassari, qualche anno fa il collettivo Aliment(e)azione e l'associazione ACME hanno attivato "StreetArt2011" finalizzato all’esecuzione di alcune pitture murali di Blu, Tellas, Ericailcane, nel quartiere Carbonazzi, in via Sieni, al capannone Corea . L’anno successivo tre dipinti murali stilisticamente riconoscibili di Blu, Moneyless, Ericailcane sono sorti in Piazza Aldo Moro. Quest’anno, per il progetto Candelieri, Ericailcane ha ricevuto direttamente dall’amministrazione comunale la commissione di realizzare un murales in occasione della celebrazione religiosa della “Discesa dei Candelieri”, edizione 2015.


Blu -Piazza Aldo Moro, Sassari

Il dipinto è stato eseguito sulla facciata dell’ex Hotel Turritania, controverso edificio tardo-razionalista oramai fatiscente, tutelato da un vincolo della Soprintendenza, utilizzato da anni esclusivamente come parete espositiva per il manifesto dei Candelieri. L’edificio è stato progettato (nei suoi primi due piani) dall’architetto Vico Mossa, agli inizi degli anni cinquanta e completato in seguito, quando divenne albergo. L’operazione murale ha suscitato perplessità, dubbi e polemiche di varia natura: dalla scelta dell’edificio, al luogo, al soggetto del dipinto, dipinto il quale ha dato un senso a quella parete, ha fatto fare un passo in avanti al dibattito. Quel parallelepipedo non è più il fantasma dell’Hotel Turritania, è il supporto del murale di Ericailcane. I dilemmi diventano due.
Fin qui sostegno a situazioni progettuali o adozioni di opere pregresse. E le istituzioni museali?

Moneyless -  Palazzo Collicola Arti  Visive

In Umbria due realtà museali differenti Palazzo Collicola Arti Visive Spoleto e Palazzo Lucarini Contemporary, Trevi (PG) lavorano sul rapporto istituzione- cittadinanza rammendando la cesura tra interno ed esterno, creando, in diverso modo, delle cerniere con la strada, la complessità del reale, i suoi volumi. Una membrana osmotica che per Palazzo Lucarini Contemporary si struttura in progetti didattico-artistici e dinamiche relazionali e per Palazzo Collicola Arti Visive una integrazione organicamente ai muri del palazzo e fuori, nella piazza. Due storie, due progettualità, probabilmente due percorsi futuri differenti, ma alcune comunanze e nessuna sedimentazione stantia.


Sol LeWitt - Stanza 2000,
Palazzo Collicola Arti  Visive

Parto da lontano. Probabilmente la presenza in terra umbra dell’opera di Sol LeWitt non è, e non è stata un’esperienza transitoria, ci sono muri che restano tali, altri che divengono origine, paradigma, consapevolezza del passato. Sicuramente per il museo spoletino ha fatto la differenza. Qualche anno fa - in occasione di uno stage presso quello che sarebbe diventato il Palazzo Collicola Arti Visive, ancora Museo Carandente, interessato al restauro dei piani superiori e fruibile solo in quelli che sono gli spazi della Collezione Permanente, al pian terreno- vidi per la prima volta la stanza realizzata nel 2000 dall’artista statunitense, la scorsa estate ci sono tornata.

Lucamaleonte -
 Palazzo Collicola Arti  Visive

Terminati i restauri, il direttore artistico Gian Luca Marziani (nominato nel 2009) ha attivato da subito il progetto Collicola ONTHEWALL. Inevitabile non pensare alla stanza di Le Witt come origine dell’innesto. <<Volevo che la COLLEZIONE ONTHEWALL s’integrasse organicamente ai muri del palazzo, che appartenesse al sistema nervoso e circolatorio del museo. Volevo opere che non fossero protesi ma struttura, muri che non fossero pareti ma quadri di grande formato. (…) perché non immaginare alcuni interventi sul corpo del luogo, sopra la sua pelle, lungo le sue muscolature, i suoi sistemi ossei... perché non aggiungere opere sulla misura sartoriale degli spazi individuati, creando inserimenti visivi senza rigetto, tatuando l’opera come una visione tra arcadia e futuro>>.

Borondo - Palazzo  Collicola Arti Visive

Dei diciotto artisti selezionati per Collicola Onthewall solo quattro appartengono al circuito “tradizionale” dell’arte visiva, quello che usa modelli espositivi da interni chiusi e pareti bianche Danilo Bucchi, Mario Consiglio, Alberto Di Fabio e Veronica Montanino, gli altri appartengono alla variegata tribù degli street artist Moneyless, Sbagliato, Luca Barcellona, Lucamaleonte, Borondo, 2501, Santiago Morilla, e gli ultimi progetti di Lex&Sten, 108, Morky, Ob Queberry, (Come) Achille, Alo, Gaia. L’innesto mi pare rappresenti qualcosa di straordinariamente consapevole del legame che questo tipo di ricerca operativa ha con la comunità e la sua storia, ciò che avviene nella complessità del reale non può essere chiuso fuori. Gli interventi urbani sono per una comunità occasioni culturali, ricuciture tra passato e futuro, tra esperienze differenti. Il museo ha collocato al suo interno ciò che fin ora ha rappresentato il non autorizzato, i margini. Le opere, non appaiono falsamente incorniciate, si muovono negli spazi interstiziali del palazzo come il porticato, le
Santiago Morilla,
"The renewal mold
 (la rigerenazione della muffa)"-
Palazzo  Collicola Arti Visive
scale, il cortile e la caffetteria a cui si può accedere liberamente sia dall’ingresso principale che dal cortile. Sono ugualmente dentro e fuori, sono membrane. Una sola nota su cui riflettere, che non riguarda le opere a parete ma un’istallazione di Kindergarten, Senza titolo (2012), una installazione di più orinatoi, così come li troveremo in qualsiasi bagno pubblico (duchampiana?) allestita nella piazza antistante il museo, che, a intuire dall’olezzo, viene utilizzata per quello che probabilmente significa letteralmente per “l’uomo della strada”: un vespasiano. E’ l’insufficienza dei cittadini a riconoscere e far proprie alcune dinamiche dell’arte contemporanea o queste, in alcuni casi, sono autoreferenziali?

Herbert Baglione - Via delle conce,
 Roma
Forse il rapporto dentro fuori funziona con la pittura e dentro alcuni contesti, non per altri?

Mi viene in mente l’incidente, per eccesso di igiene, accaduto alla pittura murale di Pao durante l’iniziativa “Bella Milano”, completamente ricoperto da una linda pittura rosa. Spesso i più attaccati da questo tipo di azione sono i poster, gli stikers e le sculture come testimonia la distruzione di “8” di Giovanni Da Monreale a Pietrasanta e a Torino nel 2013 o il danneggiamento di alcuni poster affissi ai muri del centro di Villacidro per “La manifestazione “Presenze – mostra itinerante d’Arte contemporanea”, qualche giorno fa, che l’organizzatrice Veronica Muntoni considera “una messa in evidenza, un campanello d’ allarme sullo stato della ricettività nei confronti dei processi d’arte contemporanea nell’isola”.

Manifesto, 2015,  Adalberto Abbate e
 Mario Consiglio,
 Palazzo Lucarini Contemporary
Significativo il lavoro didattico sul territorio e i progetti relazionali del cantiere aperto di Palazzo Lucarini Contemporary a Trevi (già Flash Art Museum), direttore artistico Maurizio Coccia, che pur impegnato in un lungo restauro dell’edificio storico, ha attivato una serie di progetti come Officine dell’Umbria e GALLERIA CINICA, oramai di storica programmazione. Quell’estate -2014- “Tagliente” di Angelo Colangelo e per GALLERIA CINICA “Worst way in the worst place. Il modo peggiore sul terreno peggiore” di (Come) Achille a cura di Carla Capodimonti. Membrane tra il dentro e il fuori, in uno scambio intenso di senso tra arte urbana, progetti didattici, dinamiche relazionali. L’edificio, ancora quest’anno, è occupato dal cantiere. All’interno proseguono le dinamiche dentro-fuori con l’ultima mostra “Manifesto” di Adalberto Abbate e Mario Consiglio. Il ruolo dell’immagine nella pratica artistica e nella formazione nell’immaginario collettivo. Nella GALLERIA CINICA “RATURE(S), gli “spazi del possibile” di Alisia Cruciani a cura di Michele Gentili. Ancora osmosi.
 
Andrea Casciu e Andrea D’Ascanio -
 Palazzo Lucarini Contemporary

Volevo però attardarmi su un progetto dello scorso anno. "FRAGILE, Officine Dell'Umbria 014",  a cura di Maurizio Coccia e Mara Predicatori, perché ancora visibile, perché osmotico. Penultimo progetto didattico-artistico delle Officine, ha visto attivi i membri del gruppo sassarese Aliment(e)azione, interessato principalmente alle dinamiche relazionali fra cittadini nello spazio urbano. Per "FRAGILE” il progetto didattico era finalizzato alla creazione di un’opera a dimensione museale di una città ideale pensata da una scolaresca di duecento bambini del  II Circolo di Foligno, che per una settimana hanno lavorato all’interno del museo.
A fare da membrana fisica tra il museo e la cittadinanza è la recinzione che protegge il ponteggio di cantiere, diventata il supporto per la pittura murale di Andrea Casciu e Andrea D’Ascanio, due membri del gruppo assieme a Elisa Desertes, Teresa Pintus, Antonio Sini. Il loro dipinto copre la recinzione e si apre alla città e come dicono i curatori <<Un lavoro che scava nella personalità di Palazzo Lucarini con lo scopo di ricucire la cesura tra interno (l’arte) e l’esterno (la cittadinanza). Un ponte che collega il Centro per l’Arte Contemporanea con il tessuto della città.>> 



Credo che questo tipo di progetti diano senso al concetto di arte pubblica, i dipinti convivono con una edicola del XV secolo sulla parete del palazzo addicente. E’ di questi giorni l’ultimo intervento di Palazzo Lucarini Contemporary, “Bucoliche” di Stefano Emili. L’artista folignate è stato selezionato per la decorazione esterna della scuola dell’infanzia di Cannaiola, in occasione dei lavori di ristrutturazione attivati prima dell’apertura dell’anno scolastico.

#upGiotto  - Piazza del luogo Pio, Livorno

Qui a Livorno si è messo in azione, per “Cantiere Toscana Contemporanea” coordinato dal Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci Prato, “Livorno in Contemporanea”. Ha avuto inizio a maggio con “#upGiotto”, di Alessandro Ceresoli e A12 e, proseguirà fino alla fine dell’anno 2015. Un azione di riappropriazione urbana in Piazza del luogo Pio, nel quartiere Venezia, un’area di Livorno tra le più affascianti e fragili urbanisticamente, quella che ancora rende visibile nella sua complessità la città antica e recente, il frastagliato assetto urbanistico tra moderno e post bellico. L’obiettivo ultimo degli ideatori è stato attivare la memoria di uno spazio: Piazza del luogo Pio, appunto, ospitando un gioco di strada aperto alla cittadinanza, attraverso l’aggregazione transgenerazionale, seppure mediante un disegno collettivo effimero.
Nello spazio pubblico si attivano quelle relazioni tra diversi ambiti della società: gli artisti, la scuola e il museo i quali propongono possibili sinergie tra comunità di cittadini e istituzioni culturali al fine di innescare processi di conoscenza, relazioni in contesti di rigenerazione urbana, sviluppo del territorio e trasformazione sociale.