martedì 3 novembre 2015

Il caso Giovanni da Monreale



Pietrasanta (Lu)
Dopo aver lavorato in vari studi e collaborato con numerosi scultori, dal 2013, muovendosi lungo la Penisola, Giovanni da Monreale porta avanti un progetto autonomo d’arte plastica urbana. Sceglie le città e le zone in cui operare,- esclusivamente in spazi pubblici- e, colloca, con la collaborazione della sua squadra, sculture iperrealiste raffiguranti bambini. Sceglie luoghi come giardini, scuole, fermate degli autobus.

Le figure, in vetroresina dipinta con colori alla glicerina, realizzate a grandezza naturale, rappresentano esclusivamente bambini intenti a giocare con i videogiochi. Sono montate su strutture in acciaio, di solito fissate ai muri, sedute su panchine o muretti. Il titolo è “Games”. Più di recente ha progettato una serie dal titolo “8” a cui si sono aggiunti, ragazzi e ragazze di varie età “15” “17”.
 
Torino (distrutta)
 Il suo metodo di lavoro è in tutto e per tutto tradizionale: bozzetti, calchi, colate, rifiniture, pittura. L’opera non appartiene alla categoria dell’effimero, è fatta per durare, a prescindere da ciò che accadrà dopo. Di solito, non è stata commissionata da nessuno. La scelta del luogo in cui inserirla è il frutto di un’indagine attenta e dei numerosi sopraluoghi.
L’aspetto singolare dell’operazione risiede nell’anarchia della collocazione. Il suo agire non è differente da quello di uno street artist muralista, anche se, la pittura murale ha già fatto passi in avanti in fatto di accettazione da parte della comunità e regolamentazione dello spazio pubblico.

Lucca (rimossa)
L’iperrealismo delle sculture è funzionale all’effetto di incertezza, anche se, escluso un primo momento di straniamento, i cittadini riconoscono in quella figura un’opera. Il rapporto conflittuale con il soggetto invece dipende da città a città e dai luoghi specifici in cui la scultura è inserita. Non è il realismo a sconcertare, neppure la provocazione -risolta al minimo della dabbenaggine di chi guarda-, a mio parere, lo straniamento è attivato dall’anarchia del “dono”.
Giovanni da Monreale colloca sul suolo pubblico, senza che nessuno ne richieda la presenza, opere scultoree finite. La sua è un’imposizione dal basso, senza invito. E’ una forma di arte pubblica che passa dal bidimensionale dei poster, gli stiker, la pittura murale, alla scultura. Il nodo è qui. Il passaggio dalla pittura autogestita, alla scultura autogestita. Da artista a cittadino. Forse un passo ulteriore potrebbe risiedere nel coinvolgimento in prima persona degli abitanti delle comunità.

Il doppio
 
Pietrasanta (Lu) (distrutta)

L’iperrealismo che contraddistingue queste sculture è necessario. Il gioco della veridicità e dell’inganno ottico, che comporta una sottesa componente di straniamento, è indispensabile per instaurare un rapporto empatico con il pubblico.
L’enfasi ipperrealista o superrealista si manifesta, con particolare evidenza nelle opere scultoree, mediate un verismo nitido ed impersonale, dando vita a ambigui rapporti percettivi. Negli anni Settanta artisti come George Segal e Duan Henson tradussero in forme plastiche questo straniamento: un inquietatante doppio rappresentativo dell’essere umano moderno e dei suoi riti di comportamento e consumo. Ma è con Mark Jenkins che da Monreale ha maggiormente affinità. Entrambi operano in strada. L’artista americano però, a differenza di Giovanni, realizza manichini che indossano abiti veri, ricreando, negli spazi concreti del quotidiano, una messa in scena. La situazione teatralizzata è temporanea. Jenkins fotografa la scena al fine di evidenziare gli effetti dell’ambiente sulle emozioni e suoi comportamenti individuali.
Le operazioni di da Monreale vengono percepite in maniera differente rispetto a quelle effimere o temporanee, perché è proprio il fattore tempo a determinare la loro accettazione. Il limite temporale di esposizione pare rappresentare sempre un vantaggio a favore dell’accettazione e riduce al minimo il vandalismo.

Pietrasanta (Lu) (distrutta)
 
Nelle varie città dove da Monreale ha collocato le sculture Pietrasanta, Livorno, Torino, Bologna e Lucca –quasi sempre vicino a scuole, giardini pubblici, fermate dell’autobus- il rapporto simpatia o avversione si è manifestato in vario modo. Le prime sculture realizzate nel 2013, senza nessuna anima metallica, ma in semplice vetroresina, sono state vandalizzate immediatamente, penso a Torino e alla prima di Pietrasanta, vissuta pochi giorni. A Lucca e Livorno sembravano essere state accolte con interesse e curiosità, almeno fino ad oggi. “8”, di Via Bini a Livorno, sta ancora bene. “8” e “Games” sistemate in Piazzale della Concordia e lungo le mura nei pressi dell’ex ospedale di Campo di Marte, a Lucca, sono state rimosse dall’artista stesso, dopo una sorta di “diffida” avviso ricevuta dall’Opera delle Mura e dalla Polizia Municipale, per possibili denunce che sarebbero potute scattare come deturpamento del patrimonio culturale, appropriazione indebita di suolo pubblico municipale. In questo momento, credo si stiano valutando ipotesi di collocazioni in zone differenti, sempre a Lucca.


Bologna
In altri casi le amministrazioni si sono comportate con gradi diversi di accettazione: dalla proposta di un contratto, al pagamento di una multa, all’indifferenza. Nel caso specifico di Lucca le azioni ventilate si preannunciavano penali. La decisione di valutare altre ipotesi, e di collocarle, quindi, in altri luoghi, mi pare saggia.
L'aspetto più interessante del rapporto con la comunità rimane quello relativo ai comportamenti emotivi individuali, la percezione ansiogena dei passanti nei confronti del doppio. Infatti, l’istallazione delle opere risale a 15 mesi fa per “Games” e 10 mesi fa per “8”. Nessuno sembra essersi preoccupato in questo ultimo anno,  ma di recente, l’inquietudine di qualcuno ha mosso le istituzioni ad agire, presumo per questioni di ordine pubblico. Chissà se i telefonisti hanno tentato di soccorrere il bimbo abbandonato!
“Games” riproduce un ragazzino -la statua è collocata su una panchina- intento a giocare con il suo videogame.
A parte una scritta a pennarello sulla parte alta della fronte, le opere non sono state danneggiate, ciò significa che tutti i cittadini ne hanno percepito il valore. Comunque, delle due, è quella che ha suscitato maggiore emotività da parte della comunità, nel bene e nel male. Era già avvenuto per “Games” collocato ad una fermata dell’autobus di Pietrasanta, quello che poi venne distrutto.
Effettivamente aveva bisogno di essere protetto.

Non sono un kawaii puppet, non sono un monumento

Livorno

Il soggetto scelto da Giovanni è trasposto dalla realtà, non si tratta di un personaggio tratto dai fumetti, come spesso accade nella cultura Neo Pop.
Di solito usa fotografare persone reali, solo in una seconda fase trasfigura il soggetto al fine di ottenere l’archetipo del giovane, bambino o adolescente, rappresentativo della società urbana tecnologicamente avanzata. Sono figure giovanili del terzo millennio, spogliati di una qualsiasi valenza  monumentale, collocati lì dove bambini e ragazzi passano il loro tempo, cristallizzati in una delle azioni più comuni a quell’età: il gioco con un oggetto tecnologico, isolamento in se stessi.Tema che torna come narcisismo e chiusura.

Lucca (rimossa)
L’iperrealismo, dovuto alla trasposizione precisa delle caratteristiche formali del soggetto: la correttezza anatomica, la posa naturale, ma soprattutto le dimensioni reali, impediscono che venga scambiato per un giocattolo o un monumento (in entrambi i casi l’oggetto verrebbe modificato nella sua percezione attraverso la riduzione o la maggiorazione delle dimensioni). E’ un anti monumento e soprattutto un anti kawaii puppet (pupazzo grazioso).
L’esposizione in un contesto non protetto, -come accadrebbe in una galleria o  un museo-, la sua inclusione nella vita di tutti i giorni, negli spazi del quotidiano crea disorientamento. Non possiamo giocarci, non è un ammonimento dall’alto, possiamo solo starci accanto, specchiarci in questo doppio rappresentativo dell’essere umano moderno e dei suoi riti di comportamento e consumo, magari proteggerlo dall’azione dei vandali, dalle persone caritatevoli e dagli amanti della giustizia.

ARC

www.giovannidamonreale.com

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