In
attesa delle nuove attività, dei progetti autunnali, la pubblicazione del
catalogo della prima esposizione appena chiusa, faccio una breve conversazione
con Enrico Bertelli e Angelo Foschini dell’Associazione EGG Visual art, il
nuovo spazio per l’arte contemporanea situato nel quartiere Ovosodo, a Livorno.
L’uovo evocato
nel logo e nel nome salda il legame con il territorio per aprirsi a nuovi
rapporti e connessioni più ampie.
Il
primo progetto espositivo “Geometria sentimentali (volume uno) e (volume due)”
a cura di Sergio Tossi, nasce in collaborazione con le fiorentine Zona B e
Stanza 251, magazine on line di letteratura e immagini, e da subito rende evidente
l’apertura ad altre realtà, la volontà di scambio ed estensione delle
conoscenze.
A.R.C.
Come nasce l’idea di aprire un nuovo spazio espositivo, in questo periodo, a
Livorno?
E.B. L’idea nasce dall’esigenza di avere uno
strumento per ampliare le proprie connessioni, sia dal punto di vista di
contatti che di connessioni umane, rapportarci a realtà simili alla nostra, che
ci sono in altre città, altri luoghi, fare delle esperienze interessanti. Soprattutto
di vivere meglio in questa città.
Gli artisti hanno bisogno e hanno grande
utilità nel rapportarsi con altri artisti, ospitare, vedere cosa fanno gli
altri, organizzare. E’ una cosa a cui ho sempre creduto. L’artista isolato
tende a chiudersi, io provo un grande interesse a partecipare a quello che
fanno gli altri.
Quindi abbiamo avuto l’occasione di trovare
questo spazio e l’abbiamo colta.
A.R.C.
Da quello che ho percepito, da nuova arrivata, è che ci siano, parlando d’arte
contemporanea, pochi spazi condivisi come questo, luoghi di incontro e di
ricerca fuori dallo schema dello studio d’artista o galleria.
A.F. Penso ci siano state esperienze simili in
passato, noi siamo partiti subito con una dozzina di persone, un bel gruppo
nutrito, tutti artisticamente nati a Livorno, però come tutti gli artisti in movimento.
L’esigenza primaria è stata quella di continuare a muoverci noi e chiamare a
noi il movimento che c’è fuori. Essendo partiti in tanti l’idea è quella di
aprire il più possibile e fare in modo che i contatti diventino esponenziali. Con
i social è facilissimo rimanere in contatto.
A.R.C.
Chi sono gli artisti che fanno parte del gruppo EGG?
E.B. Ora siamo in 11. Non tutti sono artisti,
Carolina è un grafico, poi ci sono Silvia, Giacomo che sono appassionati. Gli artisti Francesca Nicolosi, Chiara Nicolosi, Andrea Conti, Federico Silvi poi Filippo Modesto, Simona Saffioti e Carolina Romani che si occupano di varie attività all'interno del gruppo. E’ un
gruppo di lavoro molto vario. Come diceva Angelo, a Livorno ci sono state
diverse esperienze di questo tipo non ultima CARico MAssimo.
A.R.C.
Sì, mi riferivo proprio a questo tipo di impostazione orizzontale che vi
caratterizza, ben diversa dalla galleria classica.
E.B. A Livorno le gallerie mancano. Delle gallerie
che lavorano. Ci sono alcune legate un po’ al passato, forse si sono un po’
addormentate. C’è una nuova galleria di un giovane che fa per lo più cose degli
anni Settanta.
E.B.
Sì. In mancanza di spazi di ricerca,
ovviamente si rimedia e nascono queste esperienze, la mente si attiva. L’esperienza
della galleria classica sta un po’ finendo. O si innescano dei meccanismi
economici molto forti, che attirino grandi collezionisti, dei business veri e
propri, allora reggono, altrimenti…. La galleria nata sul territorio fa molta
fatica, arriva ad un punto che chiude, si spegne. La gente oggi non va più in
galleria per conoscere le novità. Molti collezionisti vanno su internet.
A.R.C.
Oggi serve far nascere spazi che riattivino con l’opera il rapporto
intellettuale e non solo quello commerciale. Un circuito virtuoso di scambi
anche con altri creativi che attiri nuovi appassionati e nuovi collezionisti.
Ditemi,
come nasce il nome EGG?
A.F.
Noi siamo nel quartiere Ovosodo, quindi
all’inizio abbiamo pensato di dargli una connotazione legata al luogo. Poteva
apparire familiare per chi frequenta lo spazio dalla zona. Poi Carolina Romani,
la grafica del gruppo, gli ha dato questa veste grafica, molto semplice e molto
chiara.
A.R.C.
Parliamo delle due mostre che hanno inaugurato lo spazio. Due mostre, in realtà
una mostra in due puntate “Geometria
sentimentali (volume uno) (volume due).
E.B.
Volevamo iniziare l’attività prima dell’estate.
C’è venuta questa proposta da parte del curatore Sergio Tossi che aveva pensato
a queste due mostre già strutturate con artisti di Firenze: Stefano Loria, Francesco Niccolai e Beatrice
Squitti. poi Luca Matti, Baerbel Reinhard, Tomoko Sugahara e Carlo Zei. Una
città vicina, quindi con dei costi ragionevoli.
Con Sergio Tossi abbiamo un ottimo rapporto,
la sua proposta ci piaceva, ci piaceva aprire questo canale con la città di
Firenze.
Come spazio siamo più conosciuti a Firenze che
a Livorno. E’ stato pubblicizzato molto di più, sono usciti articoli sulla
Repubblica di Firenze. Quindi se a Firenze nell’ambiente artistico dici
<<EGG>> sanno cos’è, a Livorno meno.
A.R.C.
Livorno sembra aver voglia di un “rinascimento” del contemporaneo, chiede linfa
nuova, sembra si stiano muovendo delle istanze precise con esigenze precise.
Cosa ve ne pare?
A.F.
Personalmente penso Livorno sia una città in un continuo “rinascimento”, ma abbia
delle prospettive spesso un po’ corte. Questo continuo “rinascimento” fa sì che
ci sia sempre voglia di mettersi in gioco, di provare, di fare, però poi, forse
per mancanza di giuste fondamenta all’inizio, forse per mancanza di voglia di
proseguire, le prospettive si accorciano e diventano effimere, per non dire di
moda. Chiudere l’esperienza e passare ad altro.
A.R.C.
Non dipende dalla mancanza di un coordinamento intellettuale, dalla mancanza di
un progetto unitario, politico.
E.B.
Sicuramente, ma è più complicato. Ha le radici
nella storia di Livorno dal dopoguerra ad oggi, dal fatto che Livorno è una
città di mare, dipende dall’economia di Livorno e come si è sviluppata, delle
amministrazioni che ci sono state e dell’attenzione o della poca attenzione che
le classi dirigenti hanno avuto per la cultura. La classe dirigente e politica
ha avuto attenzione per un certo tipo di cultura, la cultura popolare, le feste
dell’Unità. Il partito Comunista, dall’altra parte, anche a livello nazionale
si è caratterizzato per disattenzione verso l’arte contemporanea più radicale,
più innovativa e questo è stato così anche a livello locale.
Le classi dirigenti economiche, l’imprenditoria
per reazione è stata disattenta perché non ci sono state figure trainanti. Non
c’è stata un’imprenditoria che ha creduto che i guadagni che si fanno in un
territorio, in parte si restituiscono nel territorio. E’ un imprenditoria
abbastanza nuova, non c’è a Livorno una borghesia storica che ha quindi delle
radici culturali forti. Non ci sono stati collezionisti, non ci sono stati
investimenti. Poi c’è una dicotomia fra imprenditori, nel senso che c’è una
differenza politica, non c’è stata collaborazione, non c’è stata unione d’intenti.
Livorno, forse per carattere dei suoi abitanti
è più portata ad altri tipi di attività: sport, mare. E’ una città californiana.
A.R.C.
Dovrebbe condurre verso il nuovo…
E.B. Ha detto bene Angelo, questa sua
caratteristica porta ad esperienze effimere. Ci sono degli spunti, perché poi
la popolazione è vivace, però sono solo momenti che poi si perdono nel nulla, perché
poi la città assorbe tutto.
A.R.C.
Manca un lavoro di storicizzazione che fissa dei punti, stabilisce delle regole
da cui partire.
E.B.
Certo, un problema per chi come noi fa questo
lavoro a livello professionale: è non essere assolutamente riconosciuti nella
città, perché siamo uguali a qualunque altra persona che legittimamente fa un
corso di pittura e si mette a fare dei quadri. La città non distingue un certo
tipo di profilo, una ricerca trentennale, da chi lo fa come hobby.
A.R.C.