giovedì 11 settembre 2014

Piccoli tesori turritani. (prima parte) Spostamenti e rammendi.

Basilica di San Gavino, interno
Qualche anno fa, ho avuto occasione di partecipare alla prima edizione di Porto Torres-Monumenti Aperti. In una passeggiata notturna per la città, ho proposto la visione di alcuni piccoli tesori che in città sono visibili a tutti , e sconosciuti ai più.




Eugenio Tavolara,
Fonte battesimale,
(1948)
Collocate nell’area absidale occidentale della basilica Romanica di San Gavino[1], in prossimità dell’altare, il Fonte battesimale con “Battesimo di Cristo” (1948) di Eugenio Tavolara (1901-1963) e il Tabernacolo con la raffigurazione della “Cena in Emmaus” (1983) di Gavino Tilocca (1911-1999) sono magnificamente inserite nello spazio luminoso.
Lo stile romanico, sia per l’architettura che per la scultura, è caratterizzato dal fenomeno del reimpiego. In quest’ambito è possibile distinguere tra elementi di spoglio, frutto di spostamento anche fisico di colonne, capitelli, frammenti architettonici vari e, casi in cui a essere reimpiegati sono stili, motivi e temi precedenti.
Gavino Tilocca,
Tabernacolo,
(1983)
La scelta di Tavolara di inserire un rilievo di impianto primitivista in un rocchio di colonna, per il fonte battesimale, quella di Tilocca di realizzare, trent’anni dopo, un rilievo di gusto arcaico per il tabernacolo, si integrano perfettamente nel contesto romanico del monumento, dando forma plastica al concetto moderno di reimpiego. Alla fine degli anni Quaranta, proprio spostamenti e rammendi hanno caratterizzato l’intero restauro della Basilica.

Tilocca e Tavolara, avevano avuto occasione di collaborare al progetto dei “Dieci comandamenti” (1938-40) per la Sala delle Assise del palazzo di Giustizia di Sassari.[2]  Tilocca era allora un giovane e promettente scultore formatosi a Carrara, Tavolara un affermato artista e docente della Regia Scuola d’arte di Sassari. 
Per entrambi, nonostante la differenza anagrafica, il primo importante incarico ufficiale era arrivato nel 1938, per la chiesa di San Ponziano a Carbonia, per la quale il più giovane aveva realizzato una statua marmorea di Santa Barbara[3], Tavolara una Via Crucis che segnerà il definitivo congedo dell’artista dal tutto tondo e dal realismo.
Una scelta precisa delle fonti antiche lo condurrà, infatti, verso una sintesi primitivista, dapprima indirizzata verso il gotico e in secondo momento verso il romanico.

Ad incoraggiare Tavolara in questo percorso è il direttore della Scuola Regia d’arte Filippo Figari, che nel 1938, proprio in occasione della Via Crucis di Carbonia, gli propone modelli romanici: nella fattispecie Bonanno Pisano[4], delle cui opere gli aveva spedito una serie di foto, invitandolo a studiarle[5]. In quel momento Tavolara, all’estremismo romanico, preferisce il linguaggio della tradizione gotica, più congeniale alla sua vocazione linearistica.[6]
Tavolara  ripercorre il sentiero del romanico nel decennio successivo.
Dopo la Guerra ha alcune importanti commissioni al cimitero di Sassari, come il portale per la chiesa cimiteriale (1949). Proprio in questa periodo, su invito del Soprintendente Raffaello Delogu, realizza anche il Fonte battesimale (1948) per la basilica di San Gavino.
Eugenio Tavolara,
Battesimo di Cristo, 1948
Negli anni tra il 1946 e il 1948, infatti,  la Basilica è interessata ad un grande progetto di restauro affidato all’architetto Vico Mossa, che libera gli absidi dai trifori aragonesi, demolisce gli altari fatiscenti, dispone l’altare basilicale utilizzando frammenti di capitelli classici[7]. Riconduce l’edificio ad uno spazio unitario, eliminando ogni traccia di interventi architettonici rinascimentali e barocchi, fatta eccezioni per quadri, sculture marmoree e in estofado de oro, del XVII secolo. In questo contesto minimalista, Delogu incarica Tavolara della realizzazione dell’opera.
Per quale motivo Delogu ritiene Tavolara adatto all’incarico? 
Dal 1947, Tavolara aveva assunto l’incarico di Ispettore Onorario per le Antichità e le Belle Arti per la Provincia di Sassari, questo incarico, se pure difficile da conciliare con l’operato artistico, gli permise di conoscere perfettamente la situazione dell’arte sacra in Sardegna e le difficoltà a conciliare la validità della ricerca estetica moderna con la sincerità nell’espressione della fede. Una riflessione sull’arte sacra moderna lo condusse verso “la strada del Primitivismo, l’unica che gli permette di ricondurre insieme, al riparo di una tradizione, modernità ed esigenze religiose”.[8]
 Pregato da Delogu di fare <<cosa il più possibile modesta e senza pretese>>[9] per non turbare l’ambiente della chiesa appena restaurata, minimizza l’intervento incassando il bacino del fonte in un rocchio di colonna e appendendovi sopra un marmoreo neoromanico  Battesimo di Cristo[10]. 
Gavino Tilocca,
Cena in Emmaus,1983
Le figure aggettano con notevole rilievo dal liscio piano di fondo, elementi naturalistici alludono sinteticamente all’ambiente spaziale: linee orizzontali simboleggiano il Giordano, una palma divide la figura massiccia di Cristo e un “assiro” San Giovanni Battista.
Trent’anni dopo queste vicende, sul lato opposto il fonte battesimale, Gavino Tilocca realizza, con il medesimo spirito minimalista un neoarcaico tabernacolo con una “Cena in Emmaus” (1983), sintesi tra antico e moderno: lo sfondo senza nessun riferimento storico, le ampie superfici in cui le figure si stagliano in uno spazio indefinito incuranti dei rapporti prospettici.
L’arcaismo emerge in tutta la sua forza sia nella composizione risolta tutta in un primissimo piano, senza profondità spaziale, sia nella ieratica frontalità dei personaggi e degli oggetti. Le figure di Cristo e i due apostoli sono simbolicamente fusi in un'unica forma con la mensa, ad incarnare perfettamente il concetto di comunione.

A.R.C.

Continua...





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Altri spostamenti e altri rammendi



[1] Primo edificio romanico dell’Isola, fatto costruire Gonario Comita Judike di Torres, la Basilica viene edificata dopo lo scisma del 1054, da maestranza pisane. Per la sua costruzione vengono utilizzate come materiale di spoglio colonne e capitelli provenienti dalla città romana di Turris Libissonis.
[2] Cfr. G. Altea, M. Magnani, Eugenio Tavolara, Nuoro, 1994, P.78
[3] E’ visibile una versione di dimensioni inferiori, nella chiesa di Santa Maria Maddalena, al La Maddalena.
[4] Di Bonanno ci restano due importanti portali bronzei: ”La porta del Duomo di Monreale” (1186) “La porta di San Ranieri”(1190 ca.) per l’ala destra del transetto del Duomo di Pisa, oggi conservata al Museo dell’opera.
[5] Caro Tavolara,
Roma 3-9 XVI. (3 settembre 1938)
ho scelto 12 fotografie dei portali di Bonanno da Pisa e di altri autori dello stesso periodo. Alcuni dettagli hanno una notevole somiglianza con le composizioni che stai eseguendo. Potranno quindi interessarti le fotografie (che restano proprietà della R. Scuola) sia per l’esecuzione stilistica che per i particolari risolutivi di molti dettagli. Naturalmente puoi tenerle quanto ti piacerà di studiarle.
Cordiali saluti- aff. Filippo Figari
Lettera pubblicata su Tavolara, Ilisso, Nuoro, 1994, P 262
[6] Cfr. G. Altea, M. Magnani, Eugenio Tavolara, Nuoro, 1994, P.77
[7] Cfr. Vico Mossa, San Gavino di Torres impianti-inserti-restauri, Sassari, 1988, P. 22-23.
[8] Cfr. G. Altea, M. Magnani, Eugenio Tavolara, Ilisso, Nuoro, 1994, P.124-126
[9] Ibidem, P 270. Lettera di Raffaello Delogu a Tavolara, Cagliari, 7 aprile 1948
[10] Ibidem, P.127-28

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