sabato 11 ottobre 2014

CONTEMPORANEAMENTE


Volevo partecipare ad un rito collettivo. Un appuntamento riconosciuto come evento condiviso.
Una data canonica come il natale, la festa della mamma, ferragosto.
I riti collettivi hanno bisogno di gruppo sociale che vi partecipi e una giornata dedicata. Trovarci tutti assieme nello stesso luogo, nello stesso tempo.
E’ consuetudine ritualizzare una giornata importante, come andare al mare il 15 agosto. 
Ho chiesto ad alcuni artisti di scrivere qualcosa sul contemporaneo e inviare l’immagine di un'opera. Condividerò con loro questa giornata, qui sul blog de La Gioconda Errante.
Afferrare il senso del presente mentre lo si vive è frutto di una operazione complessa, collettiva e non casuale. Come dice il Dottor Who "Il tempo va guardato con la coda dell'occhio, e fuori dalla cornice".
Come è evidente, non ci sarà il consueto rito del buffet. Naturalmente, se i visitatori del post volessero bere una birra e mangiare patatine, la cosa non verrà considerata sconveniente.
Io andrò a vedere una mostra.
Questa è la nostra  Giornata del Contemporaneo.



Giusy Calia, Alchimie dell'immagine, 2014, foto digitale, dim. estensibile

Due eventi -due tempi che si sovrappongono-due istanti in cui passato e presente si incrociano. Molti di questi momenti ripetono la sequenza affettiva del sentire. -Diventano luoghi di riflessione– spazio occupato da chi c’era in precedenza e poi è andato via. Hanno usurpato una superficie bianca con altre tracce– la distanza  minima tra presenza e assenza-.
Rinnovare continuamente la superficie delle modalità espressive. 
La dimensione del tempo non coincide con la vibrazione del presente – è un attimo fa che è ormai passato. Interrogazione errante la mia– riflessione speculare sulla parola e sul suo più intimo significato. Non ri-trovo i tratti della mia visione- non mi conformo con la parola scritta- non mi corrisponde la sillabazione. Sono non contemporanea a me – non mi riconosco nello spazio della rivelazione –forse l’immagine può parlare– la parola contemporanea(mente)- almeno per me- (di questo qui e ora) deve Tacere. (Giusy Calia)



Roberto Cascone
Roberto Cascone, Amore perduto, 1991, cristallo fumeè, assorbenti igienici, silicone
Riflettendo sul mio percorso artistico fallimentare, recentemente ho maturato l'idea che era inevitabile: l'opera, per esempio, per me ha solo la funzione di favorire relazioni umane, non di avere una vita propria. Per questo il mio stile, confuso e schizoide, cambia e ritorna, a seconda delle situazioni. In altre parole la mia relativa irriconoscibilità riflette la mia personalità in maniera funzionale e "terapeutica", proprio perchè al centro del lavoro non c'è l'opera (che in altre parole è un involucro che funge da pretesto per entrare in rapporto col mondo, per esempio per sentirmi meno solo), ma ci sono io. Anche per questo non ho avuto successo, nè, quasi certamente, ne avrò mai. Infatti avrei dovuto essere me stesso senza cambiare. E ciò non era possibile. 
(Roberto Cascone)



Armando Fanelli - 
Armando Fanelli, in-out, 2010stampa fotografica su dibond cm90x120cm
Nel mio viaggio sorvolo il caos del presente, sorvolo le identità codificate e dimenticate in archivi mobili, sorvolo i quintali di immagini che invadono la comunicazione e mi fermo dove mi accorgo, con un’attenta selezione, della presenza dell’ Arte Contemporanea.
 Suggestioni, emozioni, stimoli e riflessioni, pugni nello stomaco, colori, forme e armonie che rendono le opere indimenticabili. La fruizione però completamente contaminata dalle soluzioni web.
 Interi musei che si visitano on line, la visibilità che diventa social, fiere e concorsi digitali dove inviare i lavori con le distanze ormai dimenticate sotto il colpo di qualche clik; inizio così a pensare che questo nuovo equilibrio ha bisogno di una nuova etimologia. Ed ecco che “arte contemporanea” mi sembra poco adatto a come è in continua evoluzione l’uomo e la sua espressività. Personalmente, utilizzando per lo più il linguaggio video, senza tecnologia sarei come un primitivo senza ruota, sarei fermo. 
Il dinamico cambiamento del nuovo mondo comporta innovazione e cultura, il tutto a una vorace velocità a cui difficilmente si riesce a star dietro, ma non è detto che non ci si possa provare. La tecnologia insita alla base di questa evoluzione, bene e male che sia, ci costringe a rivedere la nostra conoscenza e a riflettere sul nostro creare.
Insomma, se 100 anni fa era contemporaneo un Duchamp, oggi credo sia “………….……” (termine da coniare) un lavoro di un artista vivente. (Armando Fanelli)


Gavino Ganau - 
Gavino Ganau, 500 milioni di anni luce da un altro pianeta, 2014, acrilico su tela, 50 X 210 cm.
Panorama flessibile, I'orizzonte contemporaneo ci offre uno scenario sociale ed economico estremamente contraddittorio, spesso insicuro, a volte eccitante: spazio deideologizzato che rompe alcune rigidità, ne afferma altre e tenta d'incanalarci verso una smodata attività di consumo. I confini dell'arte, di tutto, si fanno sempre più labili, il processo liberatorio (ma anche ironicamente critico) di Duchamp si è moltiplicato e ingigantito nella prassi bulimica della nostra epoca, fortunatamente in un non dimenticato, perenne cercare che fa, a volte, la grandezza dell'uomo. (Gavino Ganau)





 David Liver

CRISIS WHAT CRISIS, 2012, Solo Show, Paris
Mi pare che con il contemporaneo ci si possa riferire al tempo della soggettività. All' unico tempo nel quale il soggettivo esiste semplicemente per quello che é, a monte di qualsiasi metabolismo e dove le connessioni mnemoniche sono perfettamente libere e ai margini del tempo. (David Liver)



Simone Loi -
Simone Loi, METACITY, 2012, video installazione, 16/9, 3,55 mn,


 In una piazza tre ragazze passeggiavano e tutte e tre scrivevano sul cellulare senza parlarsi ma tenendosi per mano... come dire stiamo vicine ma siamo distanti le une dalle altre. Nella sua semplicità quell’immagine mi ha particolarmente colpito. Allora ho pensato a come le relazioni tra le persone stiano cambiando profondamente: nei luoghi pubblici, nelle piazze, negli autobus, anche tra amici ci si ritrova ad essere vicini ma distanti, ognuno preso da cosa succede online senza rendersi conto di essere offline per chi si ha affianco. 
Questo isolamento determina un non-spazio intorno all’individuo, o meglio un’architettura invisibile che divide e separa le persone. L’intimità di questo spazio sta divenendo sempre più importante, assumendo delle connotazioni quasi sacre ed inviolabili, in quanto determina una sorta di seconda “casa” che ci consente di disconnetterci dal mondo circostante.
Il video METACITY parla dell’isolamento del navigatore connesso alla rete, dove i pezzi del computer diventano zattere o piccole piazze alla deriva in una visione metaforica della nuova realtà. Nasce così un viaggio verso un ALTROVE fatto di vestigia di tecnologia obsoleta. In questo non-luogo dialogano primati, simbolo del potenziale evolutivo umano e allo stesso tempo visione sarcastica di un certo modo comune di lasciarsi rincoglionire dai vari network.
 In METACITY c’è solitudine e alienazione, ma anche infinite possibilità di creare collettivamente e partecipare di un TUTTO che non deve prescindere dal nostro quotidiano. (Simone Loi) 



Sabrina Muzi-
Sabrina Muzi, Amuleti, 2013, polvere di spezie, - personale, Firenze
Sabrina Muzi con la personale "Pratica naturale" è CONTEMPORANEAMENTE nello spazio Sensus, in Viale Gramsci, 42 a Firenze, dall'11 ottobre all'8 novembre 2014. (Nota redazionale)




Gianni Nieddu-

Le ho sempre sotto gli occhi.
Plumiers le chiamano i francesi, le scatole portapenne.
Le riempio di matite, pennini ma anche spilli, puntine e plastilina.
Mettono ordine sul mio tavolo.
Custodiscono e rassicurano. 
Mi piace aprirle, far scorrere il legno lungo il binario
anche se non devo prendere niente.
Ne ho diciotto e ho deciso un cambio di destinazione d'uso.
Dipinte di bianco sono sale d'attesa, ritirate [...]
 

Iniziavo così la presentazione, brevissima, di un mio recente lavoro.
Mi autocito per comodità, per descrivere come può nascere un'opera.
Utilizzo le cose che mi stanno vicino, che riconosco.
Poi penso a cosa raccontare, senza raccontare troppo, perchè talvolta, ciò che vede lo spettatore è più interessante di quello che pensavi di aver raccontato. 
Giocare un po', essere leggeri e ironici, confidando in retrogusti più profondi.
Non so se sia poco contemporaneo non pensare ai contemporanei, non mi chiedo perchè faccio un determinato lavoro e non penso a chi lo vedrà. Lo faccio per me e se mi diverte farlo vuol dire che va bene così. (Gianni Nieddu)



Coincidenze, 2012, inchiostro e cementite su legno, cm 7 x 23 x 8 





Stefano Serusi, Privato, 2014, dorsi adesivi per raccoglitori, dimensioni variabili.
Collezione Museo d'Arte Contemporanea di Lissone

Contemporaneo è per me quanto visivamente connota un'epoca, l'insieme disordinato di frammenti che vagando nell'aria spargono una nuova idea, un nuovo immaginario che investe cose già esistenti e prima riferite ad un altro immaginario, ad un'altra idea. Contemporaneo è anche una moda, bisogna quindi stare attenti che questi frammenti non ci raggiungano troppo tardi, e li si prenda in considerazione quando altri li abbiano già ampiamente discussi e consumati. Perché questo è la moda: essere alla moda di un secolo fa è ironico, essere alla moda di tre anni fa è triste. 
(Stefano Serusi)



Josephine Sassu – 
Josephine Sassu, Non voglio più sapere nulla, 2014, plastilina e vetro
Certo l’arte, forse mai come ai nostri tempi, gode di una libertà espressiva senza limiti e questo, sebbene sia un fatto largamente positivo, rende nulla la possibilità di rompere gli schemi, fare tabula rasa rispetto alla situazione corrente. Viene in mente Zenone con il paradosso della freccia: una freccia scoccata dall’arco è ferma in ciascuno dei luoghi in cui viene a trovarsi, perciò da una somma di stati immobili non si può produrre movimento, per cui il suo moto è solo apparente.
Nei miei ultimi lavori e nella serie di Esercizi di stile, ho voluto volgere lo sguardo al passato, riflettere sull’arte, guardare opere di artisti e artigiani consolidati, visti ormai come pietre miliari.
Mi impegno in una sorta di “ritorno all’ordine”, dove l’esempio aulico mi riconcilia e connette con il ruolo d’artista contemporaneo, illudendomi di creare un altro paradosso: cercare di guadagnare terreno facendo passi indietro! (Josephine Sassu)



молекула (Molecola) - video


(Marcello Scalas)




Gianfranco Setzu, in-bilico, 2014, grafica digitale

Contemporaneamente a quello che sono io qui ora, ci sono tantissimi altri modi di essere contemporanei. Adesso. (Gianfranco Setzu)



Giulia Sini, Kappa soleva rampare, 2014, collage/pittura digitale e 3D, stampato e incerato
Ero molto preoccupata, qualche anno fa, quando il mio bislacco computer di allora rovinava qualunque file immagine salvassi. Ore e ore di lavoro, chiudevo, riaprivo e almeno un suo terzo aveva cambiato colore, si era spostato, riempito di quadretti fucsia. Puntini fantasma apparivano e scomparivano mentre tentavo di ripristinare l'aspetto originale dell'immagine, riparandola.
Quando, da poco, un nuovo lavoro una mattina mi ha presentato 4 occhi, ero contenta che avesse preso l'iniziativa di cambiare i suoi tratti per somigliare di più a come si sentiva.
Ero molto preoccupata, qualche anno fa, quando i miei pargoli in cartapesta, dopo un po' di tempo dalla nascita, iniziavano a presentare i primi attacchi di parassiti. Era impossibile fermarli, nonostante le cure. Erano destinati a scomparire anche loro. In pratica non si sarebbe salvato niente. Elaborazioni lunghe per vite relativamente effimere, accumuli provvisori, dipartite premature.
Quest'inverno ho salutato i bambini di Zoona, avevano compiuto 14 anni ed erano già morti da tempo dentro la plastica che li proteggeva. Conservo i loro grembiulini neri e ogni tanto guardo affettuosamente le loro foto. (Giulia Sini)



CONTEMPORANEAMENTE
(10^ Giornata del Contemporaneo irregolare)
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